\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Alla fine dellÆOttocento i vecchi imperi zarista e ottomano sembravano fortemente indeboliti.\par
Era soprattutto la grande com
pagine ottomana a mostrare segni di crisi ormai evidenti e inarrestabili. Nei primi decenni del 19░ secolo, sultani energici come Selim III (1789-1807) e soprattutto Mahmud II (1808-39) tentarono di porvi riparo con organiche riforme soprattutto militari
(sterminio e soppressione nel 1826 dei turbolenti giannizzeri), ma non riuscirono a impedire lÆulteriore disintegrarsi dellÆimpero (insurrezione greca del 1821, con susseguente distacco della Grecia dopo lÆintervento europeo a Navarino, 1827; indipenden
za effettiva dellÆEgitto sotto Muhammad `Ali e campagne egiziane sin nel cuore dellÆAnatolia; autonomia della Serbia sotto gli Obrenovic, 1830). Accanto alle riforme militari, fu allora tentato un radicale rinnovamento delle strutture statali, per adegua
rne le basi agli stati moderni europei. Fu questo il periodo delle cosiddette \i Tanuemat\i0 (ôordinamentiö o ôriformeö),: abbandonando i principi del diritto canonico musulmano, tali riforme sancivano lÆuguaglianza dei sudditi dinanzi alla legge, indip
endentemente dalla confessione religiosa, la libertα di coscienza e di culto, lÆequa ripartizione delle imposte, mentre si istituivano tribunali civili e penali distinti da quelli religiosi. Ma neppure tali riforme valsero ad arrestare la decadenza inter
na e internazionale dello stato ottomano, nonostante lÆinteressato intervento in suo aiuto delle potenze europee (guerra di Crimea, 1853-56). Si fece allora pi∙ vivace il moto riformatore volto a ottenere una costituzione di tipo prettamente europeo. Que
sta, largita nel 1876 da `Abd ul-Hamid II (1876-1909), fu subito revocata dallo stesso sultano, che instaur≥ un regime reazionario e poliziesco. La seconda guerra russo-turca (1877-78) diede frattanto, con le decisioni del \b \cf4 \ATXht14251 Congresso d
i Berlino\b0 \cf0 \ATXht0 , un colpo decisivo al dominio turco in Europa, con la creazione degli stati indipendenti di Serbia e Romania e di quello autonomo di Bulgaria. LÆultimo tentativo di superare la crisi entro lÆantico quadro dellÆimpero plurinazio
nale fu la rivoluzione dei Giovani Turchi del 1908, che depose `Abd ul-Hamid (1909), inaugurando un regime costituzionale sotto Maometto V (1909-18), presto evolutosi, per le difficoltα nella politica estera, in senso autoritario. Ma il processo di disin
tegrazione continu≥ e giunse a conclusione con la \b \cf4 \ATXht15211 prima guerra mondiale\b0 \cf0 \ATXht0 e la nascita del nuovo stato turco.\par
NellÆimpero zarista, il regno di Nicola I (1825-55), apertosi con lÆinsurrezione decabrista, fu caratter
izzato da una dura repressione interna, cui contribu∞ la creazione, nellÆambito della cancelleria privata dello zar, di una sezione destinata a compiti di polizia segreta (1826); sul piano economico, ebbe inizio una fase di crescita e di modernizzazione,
stimolata dallÆintroduzione di una tariffa doganale protezionistica (1822) e dallÆaumento delle esportazioni. Si cominci≥ a sviluppare una borghesia imprenditoriale e commerciale, mentre le questioni dellÆabolizione della servit∙ della gleba e di una tr
asformazione dellÆautocrazia in una monarchia costituzionale acquisivano sempre maggior rilievo nel dibattito politico e culturale. Sorsero in quegli anni i primi gruppi rivoluzionari che, richiamandosi allÆesperienza dei decabristi, posero le basi per i
l successivo sviluppo del movimento populista, mentre le campagne continuavano a essere teatro di agitazioni contadine. Oltre a varare alcune riforme, lo zar Alessandro II (1855-81) promulg≥, nel 1861, lo ôstatuto dei contadini liberati dalla servit∙ö. L
Æaffrancamento fu accompagnato dallÆassegnazione di un lotto di terra, soggetto a riscatto da parte del contadino, il cui ammontare venne anticipato dallo stato. Il pesante indebitamento connesso con il riscatto degli appezzamenti (spesso costituiti dai
terreni peggiori e di dimensioni tali da non garantire la sussistenza) aggrav≥ le condizioni economiche dei contadini, che nella maggior parte dei casi si trovarono costretti a rivendere i lotti ai pochi in grado di acquistarli. Accanto al permanere dell
a grande proprietα terriera, pertanto, si ebbe la nascita di una limitata borghesia contadina, mentre lo sradicamento di una massa di contadini poveri o senza terra alimentava la formazione del proletariato urbano. Sotto Alessandro III (1881-94) e il suc
cessore Nicola II lÆafflusso di investimenti e di prestiti esteri (specialmente francesi) contribu∞ a stimolare il processo di industrializzazione, e alla crescita della conflittualitα sociale si accompagn≥ lo sviluppo delle organizzazioni operaie e soci
aliste. Nel 1905 unÆondata di agitazioni rivoluzionarie costrinse Nicola II ad accettare il principio di una limitazione del potere autocratico: nel 1906 fu cos∞ eletto un organismo rappresentativo (la Duma), i cui poteri e la cui rappresentativitα venne
ro tuttavia progressivamente ridotti negli anni successivi; fu inoltre riorganizzato il Consiglio dei ministri (creato nel 1861, ma non pi∙ convocato dal 1881), responsabile verso lo zar, mentre veniva abolito il Comitato dei ministri.\par
In campo inte
rnazionale, dopo gli sconvolgimenti del periodo napoleonico, il \b \cf4 \ATXht142111 Congresso di Vienna\b0 \cf0 \ATXht0 sanc∞ il ruolo di grande potenza ormai raggiunto dalla Russia in Europa; esso segn≥ anche il culmine dellÆespansione a nord-ovest de
llÆimpero zarista, che nel 1809 aveva sottratto alla Svezia la Finlandia e nel 1815 aveva ottenuto il regno di Polonia (teatro di due grandi insurrezioni, nel 1830-31 e nel 1861-63, duramente represse dallÆesercito russo). La spinta espansionistica prose
gu∞ in Transcaucasia, dove, annessa la Georgia nel 1801, con il trattato di Gulistan (1813) e con quello di Turkmanciai (1828) Mosca ottenne lÆAzerbaigian occidentale e lÆArmenia orientale. Il confine con lÆImpero ottomano continu≥ a essere teatro di rip
etuti conflitti: ottenuta la Bessarabia con la pace di Bucarest (1812), imposta la propria egemonia nella regione con il trattato di Adrianopoli (1829), la Russia sub∞ una pesante sconfitta con la guerra di Crimea (1853-55). Intorno alla metα del secolo
Mosca riusc∞ a imporre il proprio dominio su tutto il Turchestan (allÆepoca diviso nei tre khanati di Chiva, Buchara e Kokand). Dopo il 1870 la politica russa si ripresent≥ attiva nei Balcani, appoggiandosi a unÆintensa propaganda panslavista: sconfitta
la Turchia nel 1877-78, la Russia acquis∞ una posizione egemonica nella regione, sancita dal trattato di Santo Stefano (febbraio 1878); il contenuto di questo fu tuttavia fortemente ridimensionato in seguito allÆintervento diplomatico delle altre potenze
europee, sfociato nel Congresso di Berlino (giugno-luglio 1878). Riavvicinatasi agli Imperi centrali, la Russia se ne allontan≥ verso il 1891, quando strinse unÆalleanza con la Francia; impegnatasi in seguito in una politica attiva in Estremo Oriente, f
u sconfitta dal Giappone nel corso del conflitto (1904-05) per il controllo del Pacifico settentrionale. Dopo gli accordi del 1907 con la Gran Bretagna per la delimitazione delle rispettive zone di influenza in Persia e in Afghanistan, la Russia rivolse
nuovamente la propria attenzione verso i Balcani, dove (subita lÆannessione austriaca della Bosnia-Erzegovina nel 1908) promosse la Lega Balcanica del 1912, vittoriosa nel conflitto con la Turchia. Lo scoppio della prima guerra mondiale colse la Russia i
mpreparata sul piano militare, ma inserita nel sistema di alleanze dellÆIntesa e animata dalla volontα di realizzare antichi obiettivi dellÆimperialismo zarista (Costantinopoli e gli Stretti). Impegnata sul fronte principale della Galizia e su quelli sec
ondari della Prussia Orientale e dellÆAsia Minore, la Russia si trov≥ in serie difficoltα dopo il fallimento dellÆoffensiva di A. A. Brusilov nellÆestate 1916: le sconfitte subite e il logoramento morale e materiale costituirono le immediate premesse del